
di Claudio Magliulo.
LO SFOGO DEL GENERALE
«I veri nemici? Gli imbranati della Casa bianca»
Il presidente? un incompetente. Il consigliere per la sicurezza? un pagliaccio. I giudizi sulla guerra del capo delle truppe Usa a Kabul aprono una crisi senza precedenti nell'Amministrazione. Obama lo richiama a Washington. Dimissioni in vista?
Questa volta il generale McChrystal sembra averla fatta grossa. Il militare, che comanda le forze americane in Afghanistan, è protagonista di un «profilo» sul prossimo numero di Rolling Stone in edicola dopo domani. Dalle anticipazioni emergono giudizi poco lusinghieri espressi dal generale e da membri del suo staff sul presidente Obama, il vicepresidente Joe Biden e altre figure di spicco dell'amministrazione. Per questa ragione il generale parteciperà all'incontro mensile del governo sull'Afghanistan non più in teleconferenza, ma di persona. Il presidente vuole parlargli e non sarà una conversazione facile.
Al freelance Micheal Hastings era stato assicurato accesso quasi illimitato ai consiglieri più intimi di McChrystal, e basandosi sulle loro battute e confidenze, raccolte nel giro di un mese in diversi luoghi (compresi bar e ristoranti), il giornalista ha preparato il «profilo» del militare, intitolato «Il generale fuggitivo». I contenuti sono forti. Descrivendo il primo incontro di McChrystal con Obama come una semplice «foto-opportunità» un suo consigliere ha sostenuto che il presidente «chiaramente non sapesse niente del generale. Aveva davanti il tizio che avrebbe gestito la sua cazzo di guerra, ma non sembrava molto interessato. Il capo era veramente deluso». A una domanda sulle posizioni del vicepresidente Biden, il generale viene citato rispondere con un sarcastico: «Biden chi?». L'articolo va' avanti, spiegando che il generale ha assunto il controllo della guerra «senza mai togliere gli occhi di dosso al vero nemico: gli inetti alla Casa Bianca».
Non si salva Jim Jones, generale in pensione e responsabile della sicurezza nazionale, definito da un collaboratore di McChrystal come un «pagliaccio fermo al 1985». Parole dure anche per l'ambasciatore Usa a Kabul, Karl Eikenberry, colpevole di aver contestato in un memo confidenziale la scelta di inviare altri 30mila soldati in Afghanistan: «Ecco uno che si ripara i fianchi per finire sui libri di storia. Adesso se perdiamo lui potrà dire: "Io ve l'avevo detto"». E l'inviato speciale di Obama per Afghanistan e Pakistan, James Holbrooke, viene definito da un altro collaboratore come «un animale ferito. Continua a sentire voci di un suo siluramento, e questo lo rende pericoloso».
Una catena di contumelie difficili da giustificare, che ha creato non pochi malumori, prima di tutto nel presidente Obama. Cercando di porre rimedio in qualche modo, il generale McChrystal ha emesso un comunicato in cui si scusa profondamente per la sua collaborazione alla stesura dell'articolo: «Durante la mia carriera ho vissuto secondo i principi dell'onore personale e dell'integrità professionale. Quello che emerge in questo articolo si allontana ampiamente dallo standard». In compenso il suo addetto stampa è stato prontamente licenziato.
in riferimento a: IL MANIFESTO (visualizza su Google Sidewiki)
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