Salvatore Morelli

(…) 1861
La donna italiana non ha il diritto di voto, non può accedere a tutte le professioni, non può far carriera nel mondo del lavoro e nella politica, non può scegliere liberamente il marito e, una volta sposata, non può mantenere il proprio cognome e non può trasmetterlo ai figli, non può esercitare la patria potestà, non può testimoniare, né denunciare: insomma la donna italiana non ha gli stessi diritti dell’uomo, anzi: non ha diritti.


Il percorso verso la parità di genere, iniziato 155 anni fa, non si è purtroppo ancora concluso. Ci sono tuttora alcuni pezzi dell’odioso tetto di cristallo da rompere ma certamente la tenacia delle donne arriverà a cancellare tutti gli stereotipi e tutti quei pregiudizi che ancora offendono la dignità di questa metà del cielo. Il Movimento Femminile italiano si fa sentire in maniera evidente negli anni Sessanta del Novecento.
(…) Quello è stato indubbiamente un periodo importante poiché ha determinato il cambiamento di molti aspetti della vita socio-politica italiana. (…) ma la nascita vera e propria del movimento femminile in Italia avviene all’indomani dell’Unità d’Italia, nel 1861, quando con il primo Codice Unitario Pisanelli, dal nome primo Guardasigilli, si legiferò spudoratamente al maschile. All’uomo i diritti, alla donna i doveri. “L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli Italiani” E così a “Fare le Italiane” ci pensarono le donne. Anna Maria Mozzoni, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Alessandrina Ravizza, Laura Solera Mantegazza, Anna Kuliscioff, Matilde Calandrini, Emilia Peruzzi, Clara Maffei, Maria Montessori, Angelina Altobelli, Matilde Serao, Teresa Casati Confalonieri, Bianca Milesi, Vittoria Cima, Selene Anselmi Kramer, Luisa Battistotti Sassi ed Ernesta Legnani Bisi. Questi i nomi di alcune di quelle donne che hanno fatto la Storia, ma che la Storia ha vergognosamente dimenticato (…)

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