Consulenze agli amici e accuse di sprechi Emilia: la Lega dall’exploit all’azzeramento - Corsera 20100922 - Imarisio Marco

REGGIO EMILIA — «Prima i guastallesi». Semplice, diretto, efficace. Marco Lusetti l’aveva detto, all’amico Angelo Alessandri. «A casa nostra si vince». Coniato lo slogan, varato un listone Pdl-Lega, ringraziato il Pd che si era diviso come d’abitudine, la rossa Guastalla era infine caduta. Giugno 2009, la prima volta.

Nella Bassa Reggiana, per di più. Pochi mesi dopo arrivò il trionfo alle Regionali, dal 3 al 13%. Vennero anche dall’America per intervistarli. I due ragazzacci di Guastalla erano il simbolo dell’avanzata leghista in terra di infedeli. Ex operai, famiglie comuniste. Alessandri deputato e segretario regionale, Lusetti responsabile organizzativo e vice sindaco.

«All’unanimità, il signor Marco Lusetti viene espulso per indegnità morale dalla Lega Nord». La sentenza del Direttivo nazionale (quindi regionale, nel gergo leghista) è durissima. Passa un mese e la Lega Nord emiliana è azzerata. Tutti a casa. Resta solo Alessandri, ma «affiancato» da Rosy Mauro, vicepresidente del Senato, presenza fissa nel «cerchio magico» bossiano. Una decisione improvvisa, presa in giorni complicati. La nuova classe dirigente del partito ha qualche problema di rappresentanza, diciamo così. Settembre comincia con il «vecchio» Eduard Ballaman, parlamentare dal 1994, che si dimette dal Consiglio regionale del Friuli per l’uso privato dell’auto blu, prosegue con l’infornata di parenti e amici fatta alla Regione Piemonte (non solo dai leghisti) e con il trionfale esito del concorso per funzionari indetto dalla Provincia di Brescia, 700 candidati e 8 vincitori, cinque dei quali figli, sposi o parenti di notabili leghisti. Le ultime due vicende, raccontate dal Da

gospia torinese Bruno Babando e dal Riformista, riguardano istituzioni dove la Lega ha piantato bandiera verde per la prima volta.

Nella placida Borgarello, 2.500 abitanti con vista sul Naviglio pavese, l’assessore al Commercio e quello all’Ecologia, entrambi leghisti, sono stati sospesi per aver appoggiato la costruzione di un centro commerciale, andando contro la linea del partito, contraria alle grandi strutture di vendita. Un piccolo episodio che stuzzica la curiosità di Aldo Bonomi, sociologo attento alle dinamiche che agitano il Nord. «La Lega è passata dal sindacato di territorio al suo governo. I dirigenti sono capaci di intercettare passioni che non trovavano sbocco. Ma la presa di potere nelle amministrazioni rivela l’assenza di un ceto politico adeguato alla seconda fase della lunga marcia».

L’Emilia Romagna è terra di conquista, non a caso Umberto Bossi ha mandato in tour il figlio Renzo. Il futuro è qui. E il commissariamento della Lega Nord regionale sembra una mossa preventiva per non compromettere l’avanzata. Così, nel giro di un paio di mesi gli emergenti Lusetti e Alessandri diventano cenere da nascondere sotto al tappeto. Fausto Anderlini, politologo bolognese tra i primi a prevedere il successo della Lega nelle sue terre, ha una tesi. «La crescita è stata solo elettorale. Contrariamente a quel che si dice, qui i leghisti non sono radicati. Si ritrovano con rappresentanti "improvvisati". Da queste parti siamo alla frontiera».

La vicenda emiliana è documentale, e pure emblematica. Nel luglio 2008 Alessandri presenta un’interrogazione al «suo» ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia. L’Ente nazionale cinofilia italiana «non ottempera alla funzione attribuita dallo Stato rispetto alla tutela della razza canina». Il grido di dolore viene raccolto. Lusetti, esperto di magazzini e imballaggi, è chiamato ad occuparsi di pedigree canini. Commissario ad acta dell’Enci «per l’applicazione del libro genealogico delle razze». Intanto, per rimanere in tema, i dioscuri di Guastalla sono diventati come cane e gatto.

Nel Consiglio direttivo del 16 novembre 2008 accade che Lusetti, responsabile organizzativo del partito, chieda lumi sull’uso dei fondi pubblici che la Regione ha destinato ai consiglieri leghisti. L’argomento è delicato, perché investe la gestione dell’allora capogruppo Maurizio Parma, accusato di avere acconsentito ad assunzioni «dubbie» e spese non proprio ortodosse. All’inizio tutti d’accordo, abbiamo un problema. Alessandri è categorico: «Dobbiamo prendere posizioni chiare, per tutelare l’Emilia e tutta la Lega Nord». Dai verbali d’assemblea emerge l’intervento del parlamentare Massimo Polledri. State attenti, dice ai suoi. Se mi attaccate «finisce che apro il libro sugli altri esponenti del partito». Nessuno fiata. Nel febbraio 2009 Alessandri dichiara «congelata» la mozione firmata dalla maggioranza dei consiglieri che chiede il cambio del capogruppo.


Dal freezer della Lega emiliana esce però un’altra sorpresa, che riguarda Lusetti, uno dei primi leghisti emiliani sbarcati su un ente pubblico. Il 27 maggio 2010 arriva una raccomandata dall’Enci. «Nel volgere degli ultimi 20 giorni l’ente che rappresento ha ricevuto ben 62 sue "comunicazioni", tutte illegittime e contrarie a diritto, dichiarate nulle dal Ministero. Con le suddette comunicazioni Lei ha sollecitato il riconoscimento a suo favore di ingiustificati importi economici...». Un milione e 700 mila euro, destinati a una legione di consulenti tra cui figurano due assessori del comune di Guastalla e altri amici di partito. «Non ha poi alcuna giustificazione la sua richiesta di indennizzo mensile per euro 6.000, come d’altronde la richiesta di anticipo per "viaggi e trasferte" per euro 100.000».

Piccolo e magro, sguardo febbrile, Lusetti sembra un animale braccato. «Non sono un santo ma rivendico il mio metodo. Non do incarichi a uno che passa per strada, ma a persone di cui ho stima e amicizia. Sono stato incastrato da accuse false, orchestrate da chi voleva frenare la mia ascesa. Verrà il giorno in cui dimostrerò di essere innocente». Nell’attesa, deve fronteggiare un ricorso alla Corte dei Conti presentato dal Pd di Guastalla, che contesta alcuni contributi assegnati ad associazioni vicine alla Lega.

Tutto finito con la cacciata del reprobo? Non è che un debutto. Lusetti comincia a raccontare, con annesse pezze d’appoggio, faccende delle quali è al corrente. Dal bilancio della Lega Nord emiliana spuntano 72 multe prese da Alessandri con la sua auto privata e pagate con i soldi del partito. Mancano invece le quote mensili di 500 euro che il segretario regionale, in quanto parlamentare, dovrebbe versare in cassa. Spunta anche un versamento mensile di 440 euro che riguarda un ufficio di Guastalla dove Alessandri ha stabilito la propria sede parlamentare. A pagare l’affitto doveva essere il diretto interessato. La sede è stata aperta dal 24 aprile 2007 al gennaio di quest’anno. Dice Alessandri: «Sono vittima di chi vuole contrastare la nostra crescita». D’accordo, ma le multe e i mancati pagamenti? «Ho chiarito. Vanto crediti ipotetici con il partito e vado a scalare».

Alberto Magaroli, leghista importante a Bologna, chiede spiegazioni. Inoltra al Direttivo un documento intitolato «Necessario fare chiarezza». Espulso. Lui e altri due dirigenti. Una settantina, invece, i sospesi a tempo indeterminato, quasi tutti militanti di paese contrari alla linea del segretario regionale. Lusetti, intanto, promette registrazioni dove Alessandri gli chiede di non informare Roberto Calderoli della faccenda dei fondi pubblici, «altrimenti ci mandano a casa». Bell’ambientino. Rosy Mauro, comunque, ha preso la situazione di petto. «La questione morale? Tutte balle».

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