«Il controllo delle nascite non sconfigge la povertà»

di Elena  MOLINARI New York - 22 settembre 2010 AVVENIRE
Il cardinale Turkson: chiari riferimenti all’aborto nel testo finale La Merkel gela l’Assemblea: «Obiettivi irraggiungibili nel 2015»
«Preoccupazioni profonde» del capo della delegazione vaticana. Il cancelliere tedesco ammette i fallimenti e accusa i leader corrotti del Terzo mondo. Il Pakistan: risultati azzerati dalle alluvioni




« Non abbiate paura dei poveri». Centrando senza esitazione la sottocorrente di timore che ser­peggia al Palazzo di Vetro durante la revisione degli Obiettivi del millennio, il cardinale Peter K. A. Turkson ha denunciato ieri con forza le i­pocrisie del consesso internazionale riunitosi per fare il punto sulla lotta alla miseria e ad in­timare: «Bisogna combattere la povertà, non e­liminare i poveri». Il presidente del Pontificio Consiglio per la Giu­stizia e la Pace si riferiva alla parte del Docu­mento finale del summit, che verrà sottoposta oggi all’approvazione dei capi di Stato e di go­verno, in cui si parla di «salute sessuale e ripro­duttiva e pianificazione familiare» in un modo che, secondo la Santa Sede, «solleva preoccu­pazioni profonde»: «Nel docu­mento ci sono termini contro­versi – ha spiegato il cardinale – spesso interpretati come in­clusione dell’accesso all’abor­to e ai metodi di pianificazio­ne familiare contrari alla legge naturale».

Di qui il monito: «Ogni tenta­tivo di usare gli Obiettivi del millennio per imporre stili di vita egoistici o, peggio, politi­che demografiche per ridurre il numero dei poveri, sarebbe miope e malintenzionato». Il capo delegazione della Santa Sede ha sottolineato di parla­re non solo come leader reli­gioso, ma anche «come africa­no e uomo proveniente da u­na famiglia povera» e ha ricor­dato la ricchezza economica e sociale che deriva dal rispetto della vita, dal concepimento alla sua naturale conclusione, come ha sostenuto il Papa nel­l’enciclica «Caritas in Veritate».
DI GIUSEPPE PENNISI
P robabilmente Ja­mes B. Tobin si sta rivoltando nella tomba dove giace dal marzo 2002 in quanto l’imposta (in italiano, parlare di “tassa” è tecni­camente errato) sui mo­vimenti di capitale a bre- Quindi ha additato i molti modi che il mondo ricco ha ancora di sfruttare o mantenere in con­dizioni di bisogno quello povero le ipocrisie del­la comunità internazionale – figli della spregiu­dicatezza politica o affaristica o della paura dei poveri che reclamano l’opportunità di avere u­na vita più dignitosa. Fra questi l’esclusione dei Paesi sottosviluppati dai commerci internazio­nali, la corruzione internazionale, i comporta­menti senza scrupoli nell’area della finanza, l’e­sistenza di paradisi fiscali e l’istigazione alle guerre e ai conflitti, fino al traffico illecito di per­sone, droghe e materie prime.
Il cardinale non ha mancato però di sottolineare i passi avanti verso il raggiungimento di alcuni Obiettivi del Millennio, ma ha affermato senza illusioni che questi riguardano soprattutto le e­conomie emergenti, mentre per l’Africa sub­sahariana la speranza di vedere la povertà di­mezzata entro il 2015 resta un sogno.
La soluzione, secondo il capo-dicastero vatica­no, non sono solo maggiori aiuti, ma la crea­zione di condizioni che mettano l’Africa in gra­do di crescere e di «contribuire al benessere mondiale». Fra queste in primis lo sradicamento del debito estero per «prevenire il ricorso a cer­te situazioni di usura internazionale che han­no contraddistinto le ultime decadi del vente­simo secolo» e l’apertura dei mercati globali. In questo processo deve essere inoltre incorag­giato il ruolo dei «piccoli attori locali»: organiz­zazioni non governative, istituzioni religiose, associazioni, che non devono subire imposi­zioni o interferenze da parte dei governi dona­tori L’appello finale di Turkson alle Nazioni Unite è stato però rivolto alla vita. Anche in vista della presentazione, oggi stesso, di una “Strategia glo­bale per la salute di donne e bambini” da par­te del segretario generale
in riferimento a:
"«Il controllo delle nascite non sconfigge la povertà»"
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