AFFARI A 100 MILIARDI IN 5 ANNI
di Giampaolo VISETTI - ROMA venerdì 8 ottobre 2010 - LA REPUBBLICA
Jiabao a Roma: parità di trattamento con le nostre imprese.
Anche l`Italia, per uscire dalla crisi, punta infine sulla Cina. E anche per Roma, dopo vent`anni perduti, Pechino non è più un fantasma da evocare per costruire paura e xenofobia, ma un santo protettore da invocare per guarire da ogni male.
Schizofrenialatina, oltrecheconversione obbligata. L`accoglienza riservata al primo ministro Wen Jiabao, in visita ufficiale per il 40esimo delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi e per inaugurare l`anno della cultura cinese in Italia, è stata così degna in un nuovo imperatore.
Niente domande, tantomeno critiche dal sapore democratico. Solo«ammirazione» e «rico noscenza», più ripetuti mea culpa per la tra- scorsa miopia. n per agganciare «l`imprescindibile opportunità» del missile economico dell`Oriente, otto ministri e 50 top businessman al seguito di Wen Jiabao, l`Italia ha schierato tutti i pesi massimi: capo dello Stato, presidenti di Camera e Senato, premier, dieci ministri e gotha dell`economia. Uno sforzo che Pechino ha mostrato di gradire.
In poche ore Italia e Cina hanno firmato 10 contratti da 2,43 miliardi di euro, sottoscritto 7 accordi politici e rilanciato un rapporto che elegge il nostro Paese «alleato privilegiato» in Europa. Napolitano visiterà la Cina afinemese eWenJiabaohafissato settori, impegni e obiettivi di un vero e proprio «piano quinquennale» con l`Italia.
Il traguardo è raddoppiare l`attuale interscambio fino a 80 miliar- di (100, o anche 120 nell`ottimistica correzione di Berlusconi) entro il 2015. Il premier cinese ha anche snocciolatogli acceleratori dapigiare:
ambiente, design e creatività, innovazione, piccole e medie imprese, turismo e servizi, industria e cultura.
Wen ha blandito i nostri imprenditori, chiamandoli «contemporanei Marco Polo», e garantito agli investitori «una Cina stabile, dotata di infrastrutture moderne e aperta al business».
Applausi all`annuncio più atteso:
«Le aziende straniere saranno equiparate a quelle cinesi e la proprietà intellettuale verrà garantita». Se la promessa sarà mantenuta, le imprese italiane godranno di appalti, commesse, finanziamenti, credito e fisco oggi riservati alle concorrenti asiatiche, oltre che vedersi più pro - tette da falsi e imitazioni. Chi opera in Cina sa però che i problemi sono già altri. Pechino, come ha ammesso anche Wen Jiabao, offre il mercato interno solo in cambio della tecnologia straniera. E le multinazionali cinesi, scatenate nello shopping europeo, pretendono ormai le quote societarie, ossia di comprare i propri partner. La presidente di Confindustria Marcegaglia e il premier Berlusconi non hanno potuto che cogliere le buone intenzioni dell`ospite, allargando l`alleanza dall`economia alla politica. «Pechino -ha detto Berlusconi-è un fautore del multilateralismo, come noi, esempio di armonia, saggezza e governo del fare». Premi per dieci "amici" e gran finale in musica, all`Opera.
E tanti saluti ai «duri e puri» di Washington e a Bruxelles.
in riferimento a: Governo Italiano - Rassegna stampa (visualizza su Google Sidewiki)
di Giampaolo VISETTI - ROMA venerdì 8 ottobre 2010 - LA REPUBBLICA
Jiabao a Roma: parità di trattamento con le nostre imprese.
Anche l`Italia, per uscire dalla crisi, punta infine sulla Cina. E anche per Roma, dopo vent`anni perduti, Pechino non è più un fantasma da evocare per costruire paura e xenofobia, ma un santo protettore da invocare per guarire da ogni male.
Schizofrenialatina, oltrecheconversione obbligata. L`accoglienza riservata al primo ministro Wen Jiabao, in visita ufficiale per il 40esimo delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi e per inaugurare l`anno della cultura cinese in Italia, è stata così degna in un nuovo imperatore.
Niente domande, tantomeno critiche dal sapore democratico. Solo«ammirazione» e «rico noscenza», più ripetuti mea culpa per la tra- scorsa miopia. n per agganciare «l`imprescindibile opportunità» del missile economico dell`Oriente, otto ministri e 50 top businessman al seguito di Wen Jiabao, l`Italia ha schierato tutti i pesi massimi: capo dello Stato, presidenti di Camera e Senato, premier, dieci ministri e gotha dell`economia. Uno sforzo che Pechino ha mostrato di gradire.
In poche ore Italia e Cina hanno firmato 10 contratti da 2,43 miliardi di euro, sottoscritto 7 accordi politici e rilanciato un rapporto che elegge il nostro Paese «alleato privilegiato» in Europa. Napolitano visiterà la Cina afinemese eWenJiabaohafissato settori, impegni e obiettivi di un vero e proprio «piano quinquennale» con l`Italia.
Il traguardo è raddoppiare l`attuale interscambio fino a 80 miliar- di (100, o anche 120 nell`ottimistica correzione di Berlusconi) entro il 2015. Il premier cinese ha anche snocciolatogli acceleratori dapigiare:
ambiente, design e creatività, innovazione, piccole e medie imprese, turismo e servizi, industria e cultura.
Wen ha blandito i nostri imprenditori, chiamandoli «contemporanei Marco Polo», e garantito agli investitori «una Cina stabile, dotata di infrastrutture moderne e aperta al business».
Applausi all`annuncio più atteso:
«Le aziende straniere saranno equiparate a quelle cinesi e la proprietà intellettuale verrà garantita». Se la promessa sarà mantenuta, le imprese italiane godranno di appalti, commesse, finanziamenti, credito e fisco oggi riservati alle concorrenti asiatiche, oltre che vedersi più pro - tette da falsi e imitazioni. Chi opera in Cina sa però che i problemi sono già altri. Pechino, come ha ammesso anche Wen Jiabao, offre il mercato interno solo in cambio della tecnologia straniera. E le multinazionali cinesi, scatenate nello shopping europeo, pretendono ormai le quote societarie, ossia di comprare i propri partner. La presidente di Confindustria Marcegaglia e il premier Berlusconi non hanno potuto che cogliere le buone intenzioni dell`ospite, allargando l`alleanza dall`economia alla politica. «Pechino -ha detto Berlusconi-è un fautore del multilateralismo, come noi, esempio di armonia, saggezza e governo del fare». Premi per dieci "amici" e gran finale in musica, all`Opera.
E tanti saluti ai «duri e puri» di Washington e a Bruxelles.
in riferimento a: Governo Italiano - Rassegna stampa (visualizza su Google Sidewiki)
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